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Nell'Antichità
  Gli Edifici Termali

(A piè di pagina le immagini citate in questo articolo)

Le Terme in Grecia
Per comprendere a pieno il significato dell'attività termale nel mondo romano, gioverà sinteticamente illustrare quale fu il modello di ispirazione, guardando necessariamente al mondo ellenistico. In Grecia infatti le prime attestazioni di bagno di rilassamento, staccato da quello di pulizia, risalgono all'età ellenistica, come è dimostrato dai ritrovamenti archeologici di due differenti vasche: una, più grande e profonda, per il bagno di riposo, l'altra, più piccola, di forma circolare e con sedile laterale, per detergersi.

In epoca arcaica il luogo deputato alla cura del corpo era il ginnasio (fig. 2), costituito da un grande Portico per svolgere le attività atletiche e da un gruppo di edifici coperti dove si trovavano i bagni necessari per detergersi dopo lo svolgimento degli esercizi ginnici. La sua forma era in origine molto semplice: una serie di vaschette circolari con sedili erano poste intorno alla parete e riempite manualmente di acqua (fig. 3). Circa le attività che si svolgevano all'interno, un ottimo documento d'informazione è costituito dalle pitture presenti su molti vasi a figure rosse (fig. 4). La trasformazione dei ginnasi si verifica a partire dalla fine del V secolo a.C. e comporta l'introduzione di condizioni e di strumenti più comodi, come la presenza di stanze per i bagni di vapore o di specifiche aule per la frizione ed il massaggio.

A partire dal periodo classico, compaiono in Grecia anche i bagni pubblici, che diventeranno veri e propri centri di aggregazione per tutti i ceti. Ciò che li contraddistingue da quelli dei ginnasi è la presenza di sistemi di riscaldamento dell' acqua.

Non abbiamo menzione di bagni femminili, che per la maggior parte dovevano svolgersi in casa, ma vi sono alcune rappresentazioni vascolari che suppliscono a questa carenza delle fonti: in esse sono infatti rappresentate scene collettive di donne al bagno, da ambientarsi, con molta probabilità, all'interno di edifici pubblici.

I primi Balnea di Età Romana
Le terme romane sembrano derivare dalla fusione di due diversi tipi di edifici: il bagno comune ed il ginnasio. Pian piano però il modello iniziale venne talmente modificato che le terme romane assunsero quel rilievo sociale e politico che favorì lo sviluppo, del tutto particolare, di un nuovo esemplare costruttivo.

In origine, anche nel mondo romano, il bagno di pulizia si effettuava all'interno della propria abitazione, in un ambiente molto piccolo ed angusto in prossimità della cucina, per poter sfruttare la stessa fonte di calore. L’arredo di questa Lavatrina era costituito soltanto da una tinozza dove l'acqua, come ci raccontano alcune fonti antiche, era cambiata una volta alla settimana. A partire dal III secolo a.C. si diffondono a Roma i primi edifici pubblici che porteranno in pochissimo tempo alla scomparsa definitiva del Balneum privato.

Vitruvio nel "De Architectura" chiarisce quale fosse il tipo di edificio termale che si costruiva nella tarda età repubblicana: gli ambienti erano suddivisi tra uomini e donne
ed esisteva al centro un unico focolare, vicino al quale si ponevano le stanze del Calidarium con acqua calda ed il Laconicum cioè l’ambiente per sudare; accanto trovavano posto il Tepidarium e la Sudatio, ovvero la sala con vapore.

Egli raccomanda inoltre 1'orientamento delle terme, in particolare per la stanza del Calidarium, preferibilmente posta verso sud-ovest. Secondo 1'architetto antico, gli ambienti caldi dovevano essere coperti a Volta con un'intercapedine che impedisse la dispersione del calore.

Nel I secolo a.C., all'interno delle ricche abitazioni verranno costruiti dei bagni privati, come ostentazione del lusso del padrone di casa che, così, evitava di frequentare le affollate terme pubbliche. I bagni privati romani conservano la semplice distribuzione vitruviana degli ambienti, spesso ridotta o adattata alle particolari esigenze degli edifici o dei proprietari. Tra i più antichi esempi rimasti a Pompei citiamo la casa delle Nozze d'Argento, del Menandro (fig. 6) e del Fauno.

Le Terme di Età Imperiale
Nell’ultimo periodo repubblicano le terme pubbliche, da essenziali, divennero man mano luoghi sempre più raffinati e sfarzosi per poter soddisfare il gusto dei frequentatori: l'antica esigenza di prendere il bagno per detergersi era ormai completamente dimenticata.

In età augustea gli edifici termali si arricchirono di nuovi ambienti; Agrippa ebbe infatti l'intuizione di aggiungere sale destinate alla cultura, idea che riscosse immediatamente un grande successo ed aprì successivamente la strada ad una nuova tipologia che durerà fino alla fine dell'impero.

Nerone poco dopo costruì dei nuovi bagni in Campo Marzio, che conosciamo purtroppo soltanto da incisioni rinascimentali, organizzati in modo tale da avere distinte, se pur vicine, le due attività. Nell'area centrale delle terme (fig. 110) vennero collocati tutti gli ambienti adibiti al bagno vero e proprio e all'esercizio fisico, mentre nel recinto dell' edificio trovavano posto le aule dedicate allo svolgimento di attività culturali; al centro, infine, uno spazio verde con giardini e fontane.

Se i disegni rinascimentali fossero di fantasia, la paternità di questa nuova organizzazione sarebbe dell'imperatore Traiano (98-116) che allo stesso modo a Roma sul colle Oppio edificò il più grande edificio termale fino ad allora costruito (fig. 7).

La pianta, che misurava nella massima estensione m. 330 x 315, mentre la sola parte dei bagni era di m. 190 x 212, è caratterizzata dalla reduplicazione simmetrica degli ambienti per il bagno che garantivano l'accesso a molte persone contemporaneamente. Le Terme di Traiano vennero costruite in meno di cinque anni, essendo state iniziate dopo il 104 d. C. ed inaugurate il 22 giugno del 109.

Un simile modello divenne canonico a Roma e la successiva edificazione delle Terme di Caracalla (fig. 111) e di Diocleziano (fig. 71) si ispirerà totalmente a tale prototipo. Nelle altre città assistiamo a varianti infinite che testimoniano come questa creazione sia del tutto originaria del mondo romano. I successivi edifici termali sono soltanto varianti di un unico tema, strutturato secondo la logica successione delle operazioni balneari, che permettevano alle folle un agevole scorrimento all'interno dei diversi ambienti senza creare ingorghi. Pertanto esse non mutano sostanzialmente, anche se vengono qualche volta modificate dai diversi progressi tecnici e costruttivi. Esempi di particolare rilievo, oltre ai casi di Roma, sono le Terme di Cartagine in Tunisia, iniziate dall'imperatore Adriano e terminate da Antonino Pio, dove il solo Frigidarium aveva una superficie superiore ai mq. 1000 ed un'altezza di circa m. 30 (fig. 8 ), lo straordinario Bagno di Antiochia in Turchia, caratterizzato dalla conservazione degli splendidi pavimenti musivi, costruito da Traiano e poi restaurato nella seconda metà del IV secolo (fig. 9), e il grande complesso edificato a Treviri dopo che Diocleziano la elesse a capitale della parte occidentale dell'impero quadripartito (figg. 10-11).
Il bagno costituiva un'abitudine, anzi una delle più piacevoli necessità della vita dei Romani; lì si seguivano le più complesse pratiche balneoterapiche (massaggi, frizioni, unzioni) che lasciavano al corpo una piacevole sensazione di benessere.

Sin dall’età repubblicana le terme avevano avuto anche una funzione terapeutica e medicamentosa, specialmente in quelle località come Baia (fig. 12) dove si sfruttavano i vapori naturali. Un altro bagno termale famoso nell' antichità fu quello di Tiberias in Israele.

Nel periodo imperiale, inoltre, continua la costruzione dei bagni privati, non più però nei ristretti spazi della casa di città, come in età repubblicana, ma nelle grandi ville in campagna. Qui non vi erano limitazioni dimensionali ed i ricchi proprietari potevano edificare delle terme così sontuose ed estese da somigliare a quelle pubbliche. Ricordiamo, a tale proposito, la Villa di Piazza Armerina per le splendide decorazioni musive pavimentali (figg. 23, 27, 28).

Lo spirito dei costruttori, molto attenti anche a collocare gli edifici in posizione panoramica, si ritrova in quel senso di grandiosità che risponde al gusto romano per il monumentale, senza perderne di vista però lo scopo squisitamente pratico e funzionale. Ne è derivata una tipologia che si può considerare la più rappresentativa di tutta l'architettura romana, così come lo è il tempio per quella greca.

I Sistemi di Riscaldamento
Per comprendere pienamente la complessità del funzionamento degli edifici termali a partire dai più semplici di età repubblicana, è importante capire nel dettaglio il funzionamento del sistema di riscaldamento. In origine infatti le terme sorsero in prossimità di luoghi favoriti dalla presenza di soffìoni naturali; in assenza di questi, il riscaldamento delle stanze avveniva con bracieri (fig. 17).

Nel I secolo a.C. si assiste ad una vera rivoluzione tecnica con l’introduzione di un apparato che prevedeva l'uso di fornaci e caldaie.

Le Caldaie per il Riscaldamento dell'Acqua
Per fornire di acqua calda le vasche delle terme, i Romani misero a punto un sofisticato sistema. Al centro dell'impianto dei bagni, secondo le prescrizioni di Vitruvio, doveva essere costruito il Prefurnio e al di sopra dovevano trovare posto due caldaie d'acqua (fig. 13). Quella più vicina alle fiamme conteneva l'acqua destinata al Calidarium, l'altra un po' discosta conservava l'acqua meno calda per le vasche del Tepidarium. La prima, chiusa alla sommità, serviva anche alla produzione di vapore per il Sudatorium e doveva avere una valvola di sicurezza. La seconda caldaia era aperta e riceveva l'acqua fredda da un serbatoio più alto. Tali elementi erano collegati in modo che, quando si prelevava l'acqua dalla prima caldaia, questa veniva subito riempita dall'acqua già a temperatura elevata proveniente dalla seconda, dove ne entrava nuova fredda.

Il riscaldamento dell'acqua con l'alveus
All'interno del Balneum della Villa di Boscoreale è stato rinvenuto un recipiente di bronzo detto Alveus (fig. 16) che serviva per il riscaldamento diretto dell'acqua presente all'interno della vasca. L’Alveus non era altro che la continuazione, su un lato, della vasca stessa, di cui la parte più estrema andava ad essere posta sul Prefurnium. L’acqua contenuta nella vasca veniva scaldata rapidamente grazie alla presenza delle lamiere di bronzo.

Il calore ricevuto dalla scatola metallica veniva ceduto all'acqua e, data la posizione studiatamente bassa dell'Alveus rispetto alla vasca, si veniva a formare una corrente naturale che, permettendo al liquido più caldo di salire in alto, richiamava evidentemente l'acqua fredda in fondo. Così si poteva aumentare economicamente ed in modo uniforme la temperatura di non troppe grandi masse idriche, senza che superfici fortemente riscaldate potessero venire a contatto con i bagnanti. Il sistema di riscaldamento per mezzo dell' Alveus era comunque soltanto accessorio e l'acqua della vasca doveva già pervenirvi riscaldata dalla caldaia. Va infine ricordato che anche gli Ipocausti dovevano fornire alla vasca, sia pur debolmente, altro calore che avrà accelerato il riscaldamento dell'acqua.

Il Riscaldamento degli Ambienti con l'Ipocausto
Il riscaldamento delle sale avveniva in età repubblicana per mezzo di un braciere posto all'interno delle sale calde. In età sillana venne introdotto un nuovo sistema dal grande imprenditore L. Sergio Orata. Egli, ispirandosi alle Terme Flegree, dove i vapori caldi naturali venivano canalizzati per riscaldare gli ambienti, pensò di poter estendere questo accorgimento a tutte le terme, sostituendo ai naturali soffioni una fonte di calore artificiale.

Egli introdusse il sistema ad Ipocausto (fig. 18), che consisteva nel creare un'intercapedine vuota al di sotto del pavimento retto da piastrine chiamate Suspensurae dove far circolare l'aria calda proveniente da un forno ad esso collegato. Il calore inoltre era portato anche lungo le pareti attraverso tubi in terracotta.

Con l'ingrandirsi a dismisura degli ambienti termali, questo sistema evidenziò un limite nella reperibilità del combustibile. Sappiamo infatti che il compito più oneroso del gestore dell'impianto era quello di avere sempre in magazzino una buona quantità di legname. Nel caso in cui fossero sorti dei problemi di rifornimento, infatti, le terme dovevano continuare a funzionare per circa un mese.

Gli Ambienti delle Terme
Nel descrivere i singoli ambienti presenti nelle terme, si è voluto adottare l'ordine canonico antico, immaginando quasi di essere un frequentatore di uno stabilimento balneare.

Dopo essersi cambiati d'abito nell'Apoditerium, il percorso generalmente seguito alle terme iniziava dalla Palestra dove si eseguivano esercizi di riscaldamento da concludere con un bagno freddo tonificante nella Natatio. Si era pronti così per poter poi accedere al vero e proprio bagno, che si svolgeva al coperto.

All'interno, si entrava prima nel Calidarium e da qui nel Laconicum e nella Sudatio; si stazionava poi nel Tepidarium, prima di recarsi nell'ultima sala, il Frigidarium.

E' evidente che al di là di queste indicazioni era possibile svolgere il percorso a proprio piacimento e secondo le esigenze personali dei visitatori. Le fonti ci informano ad esempio che l'imperatore Augusto, per motivi di salute, non poteva prendere bagni, mentre gli erano salutari i benefici delle saune.

L'apoditerium
L’Apoditerium era la stanza per cambiarsi; sempre presente nelle terme pubbliche, poteva mancare in quelle private (fig. 20).

Per la sua funzione, lo spogliatoio era il primo locale accessibile, a volte preceduto da un Vestibolo; spesso vi si trovavano delle frasi bene auguranti per coloro che si recavano alla
terma (fig. 19). Nella maggior parte dei casi l'Apoditerium era fornito di stipetti in muratura dove riporre i propri oggetti personali (fig. 26). I più cauti, visto che come dice Seneca i furti erano frequenti (Epistulae 86.6), dietro pagamento di una tariffa lasciavano gli oggetti preziosi al custode, il Capsario. Negli ambienti minori l'Apoditerium poteva fungere anche da Frigidarium o da Tepidarium (fig. 26), mentre nei complessi di età imperiale gli spogliatoi erano sempre più di uno, alcuni anche riscaldati.

La Palestra
La Palestra (fig. 21) è l'elemento che più facilmente possiamo far derivare dai cortili porticati dei ginnasi greci (fig. 2), anche se liberamente interpretato nelle terme romane. Infatti sembra che la Palestra, dove si trovavano anche dei giardini, sia servita come elemento aperto di contrasto agli altri spazi destinati al bagno, chiusi e riscaldati.

Nelle prime terme di età repubblicana questo ambiente non era sempre presente, ma quando compariva si trovava spesso in posizione centrale. In età imperiale divenne elemento fondamentale. La sua importanza dipese dalla crescente volontà di praticare esercizi ginnici per la cura del corpo, come dimostrano i mosaici della Villa di Piazza Armerina che rappresentano competizioni ginniche (fig. 23). L’attività fisica, infatti, prendeva il primo posto nell'itinerario da svolgere al bagno. Si iniziava con l'unzione del corpo, che serviva a tenere caldi i muscoli. Successivamente si toglieva l’olio con un apposito strumento, lo Strigile (fig. 22), e poi ci si tuffava direttamente nella piscina dell'acqua fredda. Da questo momento si avviava il ciclo vero e proprio dei bagni.

La Natatio
La natatio era la piscina delle terme. Profondamente diversa dalle altre vasche ad immersione dove si rimaneva seduti, era infatti scoperta e costituiva l'unico luogo dove si poteva nuotare, come dimostrano anche le sue dimensioni. In essa l'acqua non era riscaldata, forse perché in genere l'attività del nuoto si svolgeva al mare, nei fiumi o nei laghi, a temperatura ambiente. Non sempre le terme più antiche avevano la piscina; dove si trovava, era modesta e spesso inserita in un lato della Palestra. Nei complessi imperiali la NATATIO assume però un importante significato estetico. I prospetti principali accolgono pregiate decorazioni architettoniche e statuarie; il più fastoso esempio è rappresentato dalle Terme di Diocleziano (fig. 7). La concezione di questa immensa parete, che per quanto di dimensioni molto maggiori ricolleghiamo a quelle delle scene teatrali romane, era di grandiosità e di effetto senza pari per la vibrante esuberanza decorativa degli elementi che l'impreziosivano. La ricostruzione che ne facciamo mentalmente, oggi che vediamo di essa solo spogli ruderi, ci può sembrare troppo ricca e inadatta, ma in realtà il suo scopo era meravigliare e compiacere il visitatore.

Il Calidarium
Il Calidarium, la stanza più calda delle terme, era sempre orientata verso sud-ovest. Prima che accedesse a questi ambienti fortemente riscaldati, si ricordava al cliente di indossare le proprie ciabatte, per non scottarsi i piedi, rappresentando dei calzari sia su mosaici (fig.19), sia su pitture parietali (fig. 52). Il Calidarium è presente sin dalle origini nei bagni pubblici; in principio le sue dimensioni erano molto limitate e il locale era riscaldato con grandi bracieri (fig. 17). Dall'età sillana, con la creazione dell'Ipocausto, il Calidarium diventerà più ampio e articolato. In alcuni Calidaria vi era inoltre la possibilità di fare bagni singoli, ma non ad immersione; infatti in essi lungo le pareti erano poste bocche indipendenti d'acqua calda munite di rubinetti. In un lato della sala non mancava mai un grande bacino, il labrum, sorretto da un piedistallo, che conteneva acqua fredda per le abluzioni (fig. 5).

La decorazione della stanza era concentrata essenzialmente sui rivestimenti delle vasche e delle pareti, di marmi pregiati e colorati, mentre gli ambienti potevano essere impreziositi da rubinetti in argento e oro. I soffitti erano rivestiti da mosaici o più semplicemente da fregi in stucco. Quest'ultimo, sulle Voltr a Botte, era modellato con sottili strigilature (scanalature) che favorivano il deflusso del vapore condensato verso le pareti, evitando così ai bagnanti l'effetto spiacevole di ricevere dall'alto gocce d'acqua fredda (figg. 5 e 6). Nel Calidarium non venivano poste statue, perché il forte calore ne avrebbe deteriorato la pittura decorativa.

Il Laconicum e la Sudatio
Con i termini Laconicum e Sudatio si intendono generalmente ambienti destinati alla sudorazione. Le due parole non sono però sinonimi, rappresentando due tipi differenti di sauna.

Sin dai primi tempi il Laconicum si trova più spesso nei complessi termali ed è un ambiente fortemente riscaldato e secco (fig. 25): le sue dimensioni sono molto limitate proprio perché possa raggiungere altissime temperature; la Volta è generalmente tronco-conica o a calotta con una finestra circolare al centro, chiusa da uno sportello di bronzo, il Clipeus; quest'ultimo, azionato da terra, serviva a regolare il calore nell' ambiente. Per riscaldare e seccare l'aria del laconicum si adoperavano una o più stufe situate al centro della stanza.

Con il termine Sudatio o Sudatorium si intende invece il bagno di vapore. Questo ambiente, per la difficoltà tecnica di immettere direttamente il vapore nella sala, non è sempre presente negli edifici termali, specialmente quelli delle origini. Infatti, si trova di frequente in quei luoghi dove si potevano sfruttare i vapori naturali dei soffioni. Con l'età imperiale e l'introduzione di nuovi sistemi di riscaldamento, la produzione di vapore non sarà più un problema.

La sauna era molto apprezzata nell' antichità per i suoi poteri decongestionanti. Due grandi medici romani, Celso e Galeno, la consigliavano perché, oltre alla sudorazione, stimolava la circolazione sanguigna e rinvigoriva, aumentando la resistenza fisica. La cura consisteva nell'alternanza di sudorazioni e di raffreddamenti seguiti dal riposo e dai massaggi. Un'altra pratica amata dai Romani sin dall'età repubblicana consisteva nel prendere bagni di sole in speciali ambienti orientati a sud-est e forniti di grandi finestre.

Il Tepidarium
Il Tepidarium (figg. 26 e 32) era una stanza mediamente riscaldata ed aveva l'importante scopo di moderare l'impatto termico per coloro che passavano dal Calidarium al Frigidarium. Raramente si trovavano nel Tepidarium vasche ad immersione; più frequente era invece l'uso di porvi un LABRUM con acqua tiepida. Per la sua principale funzione di passaggio, il Tepidarium non raggiungeva mai notevoli dimensioni. Negli impianti più antichi o minori, questa sala era adoperata anche come Apoditerium, o come sala per le unzioni e per i massaggi. La decorazione, a differenza di quella del Calidarium, non riguardava soltanto le pareti o le VOLTE (fig. 32), ma anche l'arredo mobile, costituito da statue.

Il Frigidarium
Il Frigidarium era la sala dove si prendevano i bagni freddi. In genere si arrivava ad essa alla fine del percorso interno alle terme. Gli antichi dicevano infatti che, dopo aver riscaldato il corpo ed aver eliminato la sporcizia dei pori attraverso la sudorazione, bisogna temprare il corpo con acqua fredda: negli impianti meno recenti questo avveniva versandosi l'acqua sul corpo tramite un recipiente, mentre in quelli più tardi si trovavano delle vasche per immergersi.

La forma del Frigidarium in età repubblicana è molto fantasiosa (figg. 24 e 25); in età imperiale, oltre ad avere vaste dimensioni, è ad andamento longitudinale limitato da pareti quasi sempre rettilinee. Negli esempi maggiori (Roma, Cartagine e Leptis Magna) esso è costantemente diviso in tre zone coperte con crociere e costituisce sempre la sala di più vaste dimensioni di tutte le terme. Questi ambienti infatti finiscono per prendere anche il nome di basilica (fig. 74) e trovandosi esattamente al centro del complesso diventavano dei veri e propri punti di incontro e di sosta anche per coloro che si recavano alle terme per scopi diversi da quello del bagno.

Altri Ambienti
Gli altri ambienti presenti nelle terme sono costituiti dal Districtarium, sala adibita alle unzioni per i massaggi, dall'Olesterium e dal Conisterium, luoghi annessi alla palestra ed utilizzati dagli atleti prima degli esercizi per farsi cospargere il corpo con olio e cera o dopo l'attività fisica per farsi detergere e frizionare (fig. 29). Esistevano poi le sale per la depilazione dove si trovava l'Alipilus e per ogni altro tipo di cura estetica con altri addetti come i Tractatores, specializzati in massaggi, oppure gli Aquari che durante il bagno versavano l'acqua sul corpo, come mostrano i mosaici di Piazza Armerina (fig. 27). I servizi aggiuntivi avevano ovviamente un costo supplementare. Archeologicamente questi ambienti sono molto difficili da riconoscere nella loro funzione specifica, perché forniti soltanto arredi mobili.

Da Agrippa in poi le terme assumeranno anche un significato culturale e con Nerone verrà introdotta una nuova tipologia, che vedrà nella parte centrale le sale dedicate al bagno e, nei recinti, aule adibite alla cultura. Tali ambienti, nominati Musea o Auditoria, erano utilizzati per l'ascolto di conferenze, per le letture poetiche e per le esibizioni musicali. Locali di grandi dimensioni erano poi riservati alle biblioteche, dove tutti avevano libero accesso. Qui la decorazione, molto ricercata, si ispirava all'attività svolta all'interno: vi si trovavano infatti statue di poeti, di scrittori o immagini di muse e divinità connesse alla cultura.

Trovavano posto inoltre, dentro il complesso termale, i necessari ambienti di servizio come le toilettes e i locali per il ristoro, visto che si poteva rimanere alle terme, senza annoiarsi, anche per un'intera giornata.

Orari e Tariffe
Le terme avevano degli orari fissi d'ingresso ed uscita che differivano a seconda della località; il suono di un sonaglio, detto Tintinnabulum (fig. 31), annunciava l’inizio e la fine delle attività. In quei complessi dove non vi erano la sezione maschile e quella femminile, per non creare promiscuità, i due sessi accedevano in momenti differenti: le donne il mattino, gli uomini il pomeriggio. A Roma il tempo di permanenza in genere era minore e al tramonto tutti gli edifici venivano chiusi. A Pompei, ad esempio, siamo certi che le terme fossero aperte anche di notte: nelle Terme del Foro, infatti, sono state rinvenute una grande quantità di lucerne. Questa differenza è dovuta probabilmente al fatto che i bagni in provincia erano in numero minore e non essendo sempre sufficienti a soddisfare tutte le richieste, si ovviava prolungando il tempo di apertura.

Il costo del biglietto, in quelle terme dove non vi era l'accesso gratuito, era comunque abbastanza contenuto e stabilito dal Conductor Balnei. Marziale parla di un quarto di asse; con un asse e mezzo, nel I secolo d.C., si potevano acquistare un litro di vino ed una pagnotta di pane. Basandoci su questo confronto e trasportando il valore ai giorni nostri, ne deriva che con meno di un euro si poteva accedere ad un bagno. Una strana curiosità deriva dal fatto che le donne pagavano di più rispetto agli uomini, mentre i liberti, gli schiavi imperiali, i soldati ed i bambini entravano gratis (fig. 30). Anche l'imperatore, per avere grande popolarità, usava recarsi alle terme mescolandosi alla folla. Spartiano (Historia Augusta Hadr. 17.6) ci informa circa un episodio capitato ad Adriano. Egli vide in uno stabilimento termale un veterano costretto a strofinarsi contro il marmo del Calidarium perché non era in grado di pagare schiavi che lo frizionassero; allora l'imperatore ordinò di donargli denaro e schiavi. Se era vero infatti che l'ingresso all'impianto era consentito a chiunque grazie al basso costo del biglietto d'entrata, è altrettanto vero che alcuni servizi aggiuntivi potevano essere fruiti solo dai più facoltosi. I nobili spesso si recavano alle terme seguiti dai lori schiavi personali. Molto interessante è in proposito un mosaico di Piazza Armerina (fig. 28) che mostra al centro la domina, elegantemente vestita, con le figlie ai lati che si recano alle terme seguite da due ancelle.

È certo comunque che le terme costituivano per i Romani un momento fondamentale della giornata. Dall'età imperiale era infatti norma prendere almeno un bagno al giorno ed utilizzare parte del tempo libero in altre attività da svolgersi alle terme. Col tempo si arriverà addirittura a incredibili eccessi, come nel caso dell'imperatore Commodo, che usava prendere sette o otto bagni completi ogni giorno.

Da "Terme di Diocleziano - S. Maria degli Angeli" di Mirella Serlorenzi e Stefania Laurenti, EDUP srl, 2002.

Le immagini sono riprodotte su gentile concessione del Ministero dei Beni e Attività Culturali. Non siamo stati in grado di riconoscere interamente i diritti del materiale fotografico, ma ci rendiamo disponibili per ogni eventuale richiesta.

 
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